Scritto da: Dj LT
I gruppi rock inglesi degli anni
70 vengono spesso definiti come "generalmente punk", Clash
compresi. Ma lo sono davvero? A nostro parere lo si può vedere
confrontandoli un'altra grande band del momento considerata punk,
cioè i Sex Pistols. Questi ultimi avevano un atteggiamento
anarchico-violento-nichilista nei confronti della società e della
cultura mainstream che imponeva il rifiuto pressoché categorico
di ogni cosa, compreso imparare a suonare. In più il punk andrebbe
usato per indicare, più che un genere musicale, la
cultura che anticonformista che abbracciava quell'atteggiamento.
Anticonformisti i Clash lo erano senz'altro, ma erano anche
politicamente orientati verso il socialismo e si scagliavano perciò
contro un determinato tipo di società e contro la violenza come
strumento di lotta. Che dire poi del loro album
capolavoro,London
Calling? Sono
forse punk pezzi come Lost
in the Supermarket o The
Guns of Brixton?
Si tratta invece di brani elaborati che rispecchiano non solo il
talento, l'abilità, ma anche la vasta cultura musicale del gruppo. E
che produzione dietro! Facciamo un passo indietro. Dopo la rottura
con il loro produttore Bernie Rhodes, i Clash si ritrovano senza
studio; decidono così di andare ai Vanilla Studios, vicino ad un
garage. Obiettivo: sperimentazione con i suoni. Si suona di tutto,
dall'R&B al country e i ragazzi si scambiano persino gli
strumenti tra loro. A questo punto entra in scena l'eccentrico
produttore Guy Stevens, che li porta ai Wessex Studios. Il suo
metodo? Lanci di sedie, urla e rumori vari per rendere "elettrica"
l'atmosfera e affidarsi poi al fonico di fiducia Bill Price. Nelle
incisioni i nostri suonano tutti insieme come se suonassero dal vivo
per mantenere la carica. Di queste "basi" vengono tenute le
tracce di batterie e chitarra ritmica; poi vengono registrati di
nuovo basso e chitarra solista; infine vengono aggiunti pianoforte,
fiati e strumenti vari. Il risultato è un doppio album con 19 brani,
venduto al prezzo di uno per volere della band e che riflette i loro
gusti 4 influenze, dallo ska e dal jazz al rockabilly e al blues. È
qualcosa di veramente armonico, carico di protesta ma senza violenza
ed esagerazioni. Un sound facilmente riproducibile dal vivo e allo
stesso tempo reso perfetto dalle sovraincisioni (che di solito
avvenivano nel bagno mentre venivano percosse le tubature). La
copertina è infine la ciliegina sulla torta: la foto di Paul Simonon
che distrugge il suo basso (atto dovuto allo stress durante un tour a
New York) si accompagna ad una grafica praticamente identica a quella
del primo album di Elvis. Omaggio? Presa per i fondelli delle fonti
di ispirazione? Oppure porsi come loro eredi? Giudicate voi. Da non
perdere l'edizione per il 25° "compleanno" del disco,
contenente la versione originale rimasterizzata e The
Vanilla Tapes,
ovvero le prime registrazioni ai Vanilla Studios, più un DVD con un
documentario sulla sua realizzazione, The
Last Testament,
filmati rari delle registrazioni ai Wessex Studios e tre promo-video
(London
Calling, Train
in Vain e Clampdown).
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